Quando si parla di teleobiettivi dalle lunghezze focali comprese tra 500 mm e 800 mm, ci si riferisce a strumenti molto costosi, ingombranti e pesanti. Da un rapido confronto tra i 500 mm più apprezzati attualmente in commercio, si evince che i prezzi sono di svariate migliaia di euro (il più “economico”, l’universale Sigma, si può trovare su Amazon per una cifra che si aggira sui 6.000 €), mentre il peso si attesta mediamente sui 3 Kg.
Con queste premesse, può stupire sapere dell’esistenza di 500 mm che possono pesare appena qualche etto e costare un centinaio di euro. Si tratta di obiettivi catadiottrici, costruiti in lunghezze focali da 300 mm a 1000 mm e oltre, anche se quelle più comuni sono appunto 500 mm e 800 mm.
Cominciamo dall’aggettivo che li qualifica: catadiottrico. È formato da due elementi di origine greca, katá e dioptrikós, che si riferiscono rispettivamente alla riflessione e alla rifrazione della luce.
Caratteristica principale di questo genere di obiettivi è, infatti, il raggiungimento di focali spinte attraverso l’impiego di due specchi (vedi schema). Uno, sistemato sul fondo dell’obiettivo (e detto specchio primario), riflette la luce che entra dalla parte anteriore; l’altro (detto specchio secondario), posto sulla parte frontale e visibile come un cerchio dall’esterno, la fa rimbalzare direzionandola verso il sensore attraverso un’apertura presente nello specchio primario.
Dimensione, peso e prezzo, dunque, sono irrisori in rapporto alla lunghezza focale. Tuttavia i catadiottrici presentano diversi svantaggi:
quindi il livello di dettaglio raggiunto, non è al livello degli obiettivi con lenti. Chi è abituato a “radiografare” gli scatti sul monitor al 100% si astenga;
i catadiottrici sono infatti privi di diaframma. Per correggere l’esposizione (riducendo la quantità di luce) a volte si ricorre a dei filtri Neutral Density. Naturalmente l’aspetto più critico al riguardo è l’impossibilità di gestire la profondità di campo (che è regolata appunto dal diaframma);
a causa dell’apertura nello specchio primario e della proiezione dello specchio secondario sul primario, tutti i punti luce fuori fuoco si trasformano in “ciambelle” luminose. Questo crea uno sfocato confuso, fastidioso, ma che può essere sfruttato per ottenere immagini uniche, oniriche (come nell’esempio 1) o surreali (vedi esempio 2, dove la facciata dell’Ariston di Sanremo sembra immersa negli abissi);
manca l’autofocus e, ovviamente la stabilizzazione. I catadiottrici non sono adatti per chi è alle prime armi con la fotografia. Solitamente si consiglia di impiegarli con il treppiede. Io li uso normalmente a mano libera, anche per l’impossibilità di avere sempre a portata di mano uno stativo. Imposto lo scatto a priorità di tempi (il tempo sarà l’inverso della focale, il cosiddetto “tempo di sicurezza”: con un 800 mm il valore è 1/800), e la velocità ISO su “Auto”: con le moderne fotocamere digitali il rumore ormai rappresenta un problema secondario;
basta un urto per disallineare gli specchi e rovinare l’obiettivo.
Per chi può convivere con questi limiti, il catadiottrico è un obiettivo divertente e creativo. Consente di avvicinare soggetti molto lontani con una spesa minima e senza dare troppo nell’occhio: ottimo, quindi, per le paparazzate!
Per dare un’idea di cosa vuol dire fotografare a 800mm si confronti il paesaggio (esempio 3) ripreso con un 50mm, e il punto evidenziato ripreso con un catadiottrico (esempio 4).
Ed ecco come si può letteralmente “entrare in scena” vedendo l’artista lì a due passi che riempie il fotogramma.
Ci si può dedicare alla fotografia naturalistica osservando i dettagli della natura.
Oppure ci si può dedicare alle foto di strada, dove la confusione talvolta è eccessiva, e selezionare così il dettaglio.
Testo e foto di Andrea Tessaro, socio del Circolo fotografico e membro del direttivo.
Vedi anche https://circolofotografico.wordpress.com/?s=andrea+Tessaro
La differenza tra le ottiche in fotografia si rispecchia anche tra gli strumenti di osservazione usati in campo astronomico.
Il teleobiettivo ha il corrispettivo astronomico nel rifrattore di tipo galileiano dove due lenti sono poste a una certa distanza e maggiore è la distanza maggiori sono gli ingrandimenti.
L’obiettivo catadiottrico ha il corrispettivo atronomico nel riflettore di tipo newtoniano dove la lunghezza viene ridotta per l’uso di specchi curvi. Questo permette diametri molto maggiori, qualità preziosa quando si tratta di catturare l’esile luce provenienti da ammassi stellari lontani milioni di anni luce.