Tutto comincia con un’amicizia, tra Angela (Lina) e Silvana e quella valigia piena di rullini.
È stata Lina a consegnarla all’amica e forse quella valigia è rimasta a lungo ferma a prendere polvere, mentre la malattia di Lina progrediva fino all’inevitabile fine. Sorpresa, quella valigia era piena di rullini fotografici, non ancora sviluppati.
C’è qualcosa di imminente in una caterva di rullini mai portati dal fotografo, una promessa, come un seme pronto a germogliare. È con curiosità che Silvana porta i rullini dal fotografo che li guarda come un archeologo rigira sotto la lente un reperto antico. Bisogna mandarli a un laboratorio specializzato di quelli che usano ancora le bacinelle, gli acidi e poi appendono le foto ai fili con le mollette, a farli asciugare come fossero panni.
Che Lina amasse la fotografia era noto, aveva partecipato all’attività del Circolo Fotografico Scledense, negli anni novanta. Aveva partecipato a mostre e vinto qualche premio. Eppure quelle foto non erano mai state portate alla stampa, era un progetto inespresso e mai compiuto. Il testimone era passato a Silvana che si sente investita dal compito di portare a compimento quello che l’amica Lina non aveva fatto.
Lì inizia l’avventura di quel libro. Le foto sono stampate, poi scansionate dalla nipote di Silvana. Un’altra nipote, Edi, coinvolge Liana che coinvolge Alba, Piero, Renzo e Paolo. Le foto sono scelte, catalogate, selezionate. Si individua il valore storico della documentazione e il libro viene stampato.
Quelle foto sono tutte foto del centro storico di Schio in un imprecisato momento durante gli anni ottanta.
Lina è curiosa, osserva la città vecchia, le case, i poggioli, le vecchie fontane non più funzionanti, si inoltra dentro corti e portici purché sembrino deserti, è attirata dalle pietre, dai muri vecchi, dai solai abbandonati, dalle porte sfondate. Esplora gli angoli più riposti della città (pochi e appassionati frequentatori del centro sanno dov’è via delle Vaschette) con la sua macchina fotografica. In quel momento di passaggio il centro era il luogo delle botteghe tradizionali (chi non conosceva Pupin colori oppure i dolci di Caoduro uno di fronte all’altro in via Carducci?), ma alle sue spalle c’era una sequenza di stabili e case abbandonate o abitate per lo più da povera gente che pagava un affitto proletario ai proprietari di palazzi un tempo magnifici. Via Mazzini era strada un po’ malfamata. Prostitute in carne e piccoli contrabbandieri, o presunti tali, popolavano le vecchie case.
Il centro che Lina fotografa è questo quartiere storico già colpito dalla demolizione di vecchie case a favore di nuovi condominii, un centro non ancora recuperato, dimenticato, non più sede di nobili e plebei: non si sente più il rumore dei battiferro e delle magliaie, il vocio delle massaie ai lavatoi eppure conserva ancora il ricordo di tutti questi.
Anche se Lina non c’è più vogliamo incontrarla con l’aiuto delle sue amiche, dei suoi amici e delle sue fotografie.
Venerdì 5 aprile alle ore 20:45 presso la nostra sede al Castello di Schio presenteremo le foto di Lina Cervo, un tuffo nella Schio degli anni ottanta del secolo scorso.
La serata è aperta al pubblico.
Per raggiungere la sede: https://circolofotografico.wordpress.com/contatti/
LO SGUARDO DI LINA – SCHIO ALLA FINE DEGLI ANNI OTTANTA
Così si chiama il libro pubblicato a cura di Edi Bertuzzo e Aureliana Strulato, nasce per volontà della sua amica e custode delle foto, Silvana Ramazzotto
Contiene una serie di foto che attraversano il centro storico di Schio, corredate da una piantina per chi volesse rivedere gli stessi luoghi. Si arricchisce di testi di EDI BERTUZZO, RENZO PRIANTE, AURELIANA STRULATO, PAOLO TOMIELLO, PIER LUIGI TORTIMA. Il progetto grafico è di Alba Scapin (http://www.dipuntoinbianco.org/)
Le immagini qui presentate fanno parte delle fotografie scattate da LINA (Angela) CERVO, a fine anni OTTANTA, su una Schio in via di trasformazione urbanistica e dall’ aspetto socio-economico in fase di mutamento.
Cinquantenne, Lina in quel tempo aveva la maturità di una donna ricca di esperienze e di ricordi legati alla sua cittadina, da cui non aveva mai voluto allontanarsi se non per brevi viaggi, e che l’aveva vista crescere fino agli anni della giovinezza nel primo centro storico, per trasferirsi poi, negli anni Sessanta, in una propria nuova casa nel quartiere di S. Croce.
Concluso il triennio delle Scuole Tecniche, e dopo qualche lavoro temporaneo, era stata assunta al Tubificio Vicentino, azienda produttrice dal 1928 di articoli per la tessitura e la filatura industriale.
L’impiego a Vicenza fu il tirocinio utile a farla trasferire a Schio, presso la più antica Industria Saccardo ( prima in Italia a fabbricare spole di carta e navette in legno per la tessitura, prodotti altrimenti dipendenti dalla tecnologia straniera). Assunta con mansioni amministrative, Lina seguì, fino al pensionamento, l’ andamento dell’ antica ditta scledense, che nel 1964 abbandonò gli originari stabilimenti al Tretto per trasferirsi a Liviera, ribattezzata in Nuova Saccardo e quindi rinnovata nella ditta S.G.S. , a Chiuppano.
Nel tempo libero, Lina frequentò riunioni, attività culturali, viaggi su percorsi d’arte promossi dalla Scuola Libera Popolare di Schio, sotto la presidenza pluriennale di Armando Tomiello.
E a chiusura della SLP, nel 1972, coltivò l’eterna passione della fotografia, facendo parte del Fotoclub Enal ”Silvio Ortelli”, allora affiliato al Cral Lanerossi, con sede al Teatro Jacquard, anche ricoprendone per anni la carica di segretaria e di vice-presidente.
Da metà anni Novanta problemi di salute le impedirono di continuare le sue attività e la portarono ad abbandonare il piacere di fotografare e di stampare in proprio le sue foto nel suo laboratorio.
Silvana Ramazzotto, rimastale fedele amica nonostante la professione e la vita familiare costruite a Milano, prima della sua scomparsa, ne ebbe in custodia molti negativi su Schio mai sviluppati, ma di cui anni prima, Lina le confessava di avere avuto, a suo tempo, l’ intenzione di farne una mostra. Questa, realizzata a palazzo Toaldi Capra, presenta pertanto degli inediti di una concittadina fotografa e innamorata di Schio. Ed è, soprattutto, l’ omaggio lodevole di un’ amica che ne ha saputo riconoscere il talento e la capacità di farsi ricordare, anche per questo.
Note a cura di Aureliana Strulato