Forse non tutti sanno come un fotografo organizza i propri viaggi. È una programmazione meticolosa che parte dall’evento, dalla ricerca di occasioni preziose, come la cerimonia religiosa che si svolge a Kataragama nello Sri Lanka, oppure un carnevale diverso dal solito in Africa invece che in America Latina.
Anche il sito da fotografare viene accuratamente studiato, non è indifferente se nell’ora della visita la scalinata del tempio è in ombra o al sole oppure sfiorata dalle lunghe ombre del tramonto.
Il mattino poi è prezioso e talvolta bisogna dormire in tenda o in auto per essere sul posto quando sorge il sole e tutti sappiamo quanto presto il sole appare ai tropici.
Bisogna proprio visitare posti esotici per scattare belle foto? No di certo, anzi un buon fotografo non ha bisogno di viaggiare lontano, deve cercare, deve conoscere, deve vedere con la propria personalità quello che lo attira in un posto particolare. Forse una delle frasi più care ai fotografi è proprio quello di Henry Cartier Bresson:
“Fotografare è trattenere il respiro quando le nostre facoltà convergono per captare la realtà fugace; a questo punto l’immagine catturata diviene una grande gioia fisica e intellettuale.
Fotografare è riconoscere nello stesso istante e in una frazione di secondo un evento e il rigoroso assetto delle forme percepite con lo sguardo che esprimono e significano tale evento.
Henry Cartier Bresson
È porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore“
Spesso ci facciamo accompagnare da una guida perché non conosciamo i luoghi, o la lingua.
Talaltra si viaggia con un partner, un fotografo esperto che non solo ci conduce sul posto, ma ci aiuta a “vedere” le foto racchiuse nei posti ordinari e che non riusciamo a riconoscere.
Fotografo romano specializzato nel reportage sociale e nel racconto di storie personali, spesso confinate ai margini della nostra società.
Moscatelli è abituato a cercare storie da raccontare fotograficamente. Come “Blind” per esempio, che si basa sui ricordi di un’infanzia passata con un nonno cieco.
“L’inizio del mio viaggio alla scoperta della cecità non inizia nel presente, ma in un passato lontano quando gli autobus erano verdi, il telefono di casa era a disco e internet era come il miraggio di un viaggio sulla Luna.
Ho trascorso la mia infanzia e parte della mia adolescenza con un nonno non vedente, una figura paterna che si aggiungeva a quella di mio padre. La sua cecità si è trasformata paradossalmente in un incredibile opportunità per la mia crescita; ho trascorso giornate intere leggendo quotidiani, allora di carta e odore di petrolio, libri e addirittura sfidando le parole crociate e le sue caselle bianche e nere.
Mi domandavo spesso come sognasse un cieco?
Oggi la fotografia mi regala l’opportunità di rispondere a questa domanda e indagare questo mondo, oscuro nell’immaginario collettivo, bianchissimo come racconta Saramago, pieno di colori come raccontano alcuni protagonisti del mio racconto.” (Vedi https://www.fabiomoscatelli.com/projects/blindream-chapter-one/)
Questo racconto fotografico parla dei cani che vivono selvaggi o abbandonati in quella terra devastata non dalla guerra tra gli uomini, ma tra la natura e l’uomo, come nel terremoto del 2016 (Amatrice e gli altri borghi).
Questo portfolio racconta una storia diversa, la storia di un uomo giovane che viene definito autistico.
“In un pomeriggio ancora caldo di fine agosto, nel parco giochi semideserto, ti ho visto.
Gioele, un bambino come tanti, magari un po’ cresciuto per lo scivolo e l’altalena, un sorriso furbetto in faccia.
Da quel giorno ha avuto inizio la nostra amicizia e il mio dialogo con l’autismo, quella strana presenza che ti abita. Da quel giorno sei cresciuto, ti sei aperto a me e alla mia famiglia, sei diventato un prezioso compagno di giochi per mia figlia Syria ma, soprattutto, sei diventato ispirazione e co-autore di questo nostro libro.”
Marina Galici, già nostra ospite al Circolo Fotografico, ci informa che ora Fabio Moscatelli sta per sbarcare a Palermo per un viaggio di scoperta della città.
Perché Palermo?
“Palermo è sontuosa e oscena. Palermo è come Nuova Delhi, con le regge favolose dei maharajà e i corpi agonizzanti dei paria ai margini dei viali. Palermo è come Il Cairo, con la selva dei grattacieli e giardini in mezzo ai quali si insinuano putridi geroglifici di baracche. Palermo è come tutte le capitali di quei popoli che non riuscirono mai ad essere nazioni. […] una bellissima donna, sfatta, gonfia di umori guasti, le unghie nere, e però egualmente, arcanamente bella. Palermo è la storia della Sicilia, tutte le viltà e tutti gli eroismi, le disperazioni, i furori, le sconfitte, le ribellioni. Palermo è la Spagna, i Mori, gli Svevi, gli Arabi, i Normanni, gli Angioini, non c’è altro luogo che sia Sicilia come Palermo…”. (Giuseppe Fava, 1925 1984, scrittore, giornalista, drammaturgo, saggista e sceneggiatore)
Si tratta di un workshop fotografico a Palermo e dintorni che si svolgerà dall’11 al 14 maggio 2023 con la collaborazione di Sonia Priulla, Lorella Aiosa e Marina Galici.
L’ultima notizia è che i posti stanno per finire e, al momento della pubblicazione di questo articolo, potrebbero essere già finiti.
Non preoccupatevi, probabilmente ne organizzaranno un secondo, per prenotarsi e per ogni altra informazione scrivete qui: solomari.fotografia@gmail.com
Fabio Moscatelli è nato a Roma dove vive e lavora.
Diplomato presso la Scuola Romana di Fotografia e Cinema, negli anni si è specializzato nel reportage sociale e nel racconto di storie personali, spesso confinate ai margini della nostra società.
Nel 2012 vince il secondo premio della borsa di studio intitolata a Rolando Fava e, sempre nello stesso anno, la Scuola Romana di Fotografia gli assegna, dopo aver presentato il progetto “Fronte del Porto“, una borsa di studio per un Master di Reportage. Nel 2013 è finalista del Leica Award e vincitore del Concorso National Geographic nella categoria Ritratti. Ha pubblicato su Lens Culture, Phom Magazine, The Post Internazionale, Private International Review Of Photography e Gup Magazine. È contributor di Echo Agency.
Tra le sue pubblicazioni troviamo “Gioele, Quaderno del tempo libero” in collaborazione con Gioele, un ragazzo autistico, con cui ha intrapreso un percorso che dura da ormai 6 anni e “The Last Exit”, pubblicazione indipendente dedicata alla memoria di suo padre.
“Nostos”, pubblicato nel 2020 come self publishing, è un viaggio nella sua infanzia attraverso la rivisitazione dei luoghi del Centro Italia colpiti dal sisma di tre anni fa.
Marina Galici è fotografa palermitana. La foto di strada, sociale, politica e di denuncia è il tema preminente della sua fotografia.
Abbiamo visto alcune sue foto qui: https://circolofotografico.wordpress.com/?s=galici