Circolo Fotografico Scledense BFI

Antonio Canova

Nacque in un paesino della pedemontana veneta alla metà del secolo che fu poi definito “dei Lumi”, nel 1757. Il nonno era tagliapietre ed il nipote fu avviato a seguirne le tracce. Fu mandato “a bottega” ovvero ad imparare tramite apprendistato in una bottega presso Asolo prima e a Venezia poi dove inizia la propria carriera e produce le prime sculture.

Il viaggio a Roma

A 22 anni compie il primo viaggio a Roma. Viaggio d’istruzione si può dire perché qui entra in contatto con le idee più moderne al tempo. È quello il periodo del neoclassicismo.

Dopo le effervescenze del Barocco che si accompagnavano alla cupezza della Controriforma e al controllo sempre più stringente della chiesa sulla vita quotidiana, il ritorno al classico segnava un tuffo nel mondo antico, spesso concepito come ispiratore di principi civici e morali. La grande spinta venne però dalle …

Scoperte archeologiche

Vicino a Napoli alcuni scavi nella campagna avevano portato alla luce una quantità impressionante di statie, monili, reperti di epoca antica. Si cominciava a parlare che il sito dal quale provenivano tutto questo ben di dio fosse quello descritto da Plinio il vecchio 17 secoli prima. Canova volle vedere questi scavi che sembravano appartenere all’antica città di Pompei.

Il viaggio fu decisivo e portò Antonio Canova ad aderire alle idee del neoclassicimo e tale venne definita la sua arte.

Da Venezia Canova passa a Roma aprendo un laboratorio di scultura in via delle Colonnette, presso il Tevere lungo il quale arrivavano i possenti blocchi di marmo di Carrara che lui scolpiva.

Una fama europea

La sua fama giunse a Parigi presso la corte del più importante monarca europeo, quel Napoleone Bonaparte che da generale divenne console e poi si autodesignò imperatore dei Francesi. Nel 1802 si trasferì a Parigi per tornare a Roma solo dopo la sconfitta del Bonaparte.

Nel 1815 fu chiamato a Londra a esprimere il proprio parere sui marmi del Partenone.

Verso il termine della sua vita si dedicò al progetto e costruzione della nuova chiesa parrocchiale del suo paese natale, Possagno, chiesa che viene oggi chiamata Tempio canoviano.

Fotografare l’arte del Canova

Le immagini che accompagnano la biografia sono di Andrea Garbin che ha inseguito le mostre dedicate all’artista. Le foto sono state scattate in occasione di tre mostre:

  • – “IO CANOVA GENIO EUROPEO” presso il Museo Civico di Bassano del Grappa.
  • – “CANOVA GLORIA TREVIGIANA: DALLA BELLEZZA CLASSICA ALL’ANNUNCIO ROMANTICO” presso il Museo Luigi Bailo a Treviso.
  • – “CANOVA TRA INNOCENZA E PECCATO” al MART di Rovereto: un’esposizione che indaga su come l’ideale estetico del Canova abbia influenzato i linguaggi artistici contemporanei, dalla scultura alla fotografia, attraverso opere che spaziano dall’Ottocento ai giorni nostri, tra cui capolavori di Helmut Newton.

La Gipsoteca

A Possagno si trova un museo che raccoglie i bozzetti delle statue canoviane. Erano realizzati in argilla o gesso e sono la prima stesura delle sue opere, da cui il nome che significa “raccolta di gessi”.

Il processo artistico del grande scultore prevedeva più fasi di elaborazione del soggetto: una di queste consisteva nella realizzazione dell’opera in gesso a grandezza naturale, che serviva come guida per scolpire la statua finale in marmo.

Le immagini monografiche, realizzate all’interno di questo luogo magico, rispecchiano due diverse tipologie.

Nella prima serie ARDUINO GARBIN ha evidenziato il dialogo costante tra i diversi manufatti canoviani, e tra le stesse opere e l’ambiente.

Nella seconda PAOLO TOMIELLO ha ricercato le varie e possibili interconnessioni tra i gessi del Canova ed alcune opere contemporanee inserite nella Gipsoteca, nonché con occasionali visitatori.

Dettagli

Paolo Bicego si è dedicato a fotografare i gessi del Canova esposti al museo di Bassano del Grappa.

I “gessi” rappresentano per ANTONIO CANOVA la prima concretizzazione delle sue idee, modelli da modificare e correggere fino a trovare la forma migliore da trasferire poi nella scultura finale in marmo.

Ad una valutazione superficiale possono sembrare di un valore secondario; in realtà, proprio per la possibilità di modificarli e ritoccarli più volte, permettono di confrontarli con le opere precedenti e di ricercare le migliori “Espressioni” dei volti, le più articolate movimentazioni delle “Mani”, le più emblematiche caratteristiche della “Femminilità” .

Anche le varie incisioni , graffiature e imperfezioni della lavorazione, anziché essere elementi negativi, rendono queste sculture quasi reali, pervase di umanità.

Fotografare l’arte

Le foto sono esposte alla mostra FOTOGRAFARE L’ARTE, vedi: https://circolofotografico.wordpress.com/2023/04/26/fotografare-larte-2/


Le fotografie sono di Paolo Bicego, Andrea Garbin, Arduino Garbin e Paolo Tomiello

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