Prendete una giornata di sole, scegliete accuratamente l’ora e il punto di vista. Le ore dell’alba o del tramonto sono quelle che danno maggiore soddisfazione, i colori sono caldi, il cielo sembra soffuso di un un colore dorato, le ombre sono lunghe e disegnano delle figure scure che tra un po’ scompariranno.
Se la giornata presenta nebbia o nuvole, poco cambia, le nuvole stesse diventano protagoniste e contribuiranno al fascino del paesaggio.
… vogliamo fotografare il paesaggio in bianco e nero, cambiano completamente le scelte del fotografo. Prendete la foto qui sotto.
Le linee sono incise profondamente, il primo piano è fatto di neri e di bianchi, quasi senza sfumature. Solo sullo sfondo compaiono toni più delicati. Questa foto non è stata scattata al tramonto, ma con luce forte e diretta. La foto è stata sovraesposta e successivamente è stato aumentato il contrasto.
Il paesaggio ritratto in B/N approfitta della mancanza di sole per ricercare profondità, quella specie di “prospettiva aerea” che Leonardo da Vinci utilizzava per dare profondità ai suoi quadri
Talvolta la profondità è data dalla sovrapposizione di piani diversi.
Le foto a colori sono di Paolo Tomiello, Andrea Rampon, Paolo Bicego e Arduino Garbin
Le foto in bianco e nero sono di Renzo Priante
A proposito di paesaggi in Bianco e Nero non è possibile non citare i paesaggi di Mario Giacomelli con le sue personalissime scelte stilistiche.
… nacque a Senigallia nel 1925.
Il fotografo marchigiano non ebbe una vita semplice: a soli dieci anni assistette alla scomparsa del padre e non poté terminare gli studi; dovette trovarsi un impiego per sopperire alle necessità economiche della famiglia.
Nel ’53 si regalò una fotocamera per Natale, una Comet Bencini e corse al mare per provarla. Appassionatosi rapidamente alla pellicola Giacomelli si unì al circolo MISA, un gruppo di fotografi di Senigallia. Per circa un decennio fu preda di una vera e propria febbre produttiva, in particolare tra il ’53 e il ’63 nacquero moltissimi dei suoi scatti di fama internazionale. Tra queste fotografie una in particolare, chiamata “Scanno” (dal paese abruzzese in cui fu scattata), attirò l’attenzione di John Szarkowski, ai tempi direttore del MOMA di New York.
John fu così entusiasta dell’immagine che volle inserirla nella mostra “The Photographer’s Eye” a fianco delle immagini prelevate dai lavori dei più grandi fotografi mai esistiti: Evans, Bresson, Frank, Erwitt, Doisneau e molti altri.
Giacomelli è conosciuto in particolare per i propri scatti in Bianco e Nero. Le tonalità di grigio non sono soppresse anzi, rimangono ricche e numerose, tuttavia sono i due colori antitetici a impregnare la scena di significato. Bianco e nero infatti sono esasperati quanto più possibile e creano forti contrasti che spostano l’attenzione dell’osservatore o danno un taglio netto che separa i soggetti dell’immagine come un coltello.
Ma la peculiarità dello stile del fotografo Marchigiano sta nella sua capacità di adoperare questi colori per mutare la forma e la consistenza dell’immagine: i soggetti appaiono spesso simili a fantasmi o a statue.
I paesaggi naturali di Giacomelli sono muti dipinti umani tracciati dai campi sul fianco di qualche collina o esaltazioni della naturale bellezza che lo richiamano in particolare verso il mare della sua terra. Sono immagini tiepide, silenziose e monumentali. Un mondo prevalentemente rurale quello ritratto, fatto delle colline nei dintorni di Senigallia, campi, casolari e specchi d’acqua sui quali si posa lo sguardo personalissimo dell’autore. Il paesaggio, vero protagonista dell’esposizione, è catturato dall’alto e si fa verticale, azzerando la profondità prospettica e “schiacciandosi” in una innaturale quanto drammatica bidimensionalità.
Su Mario Giacomelli vedi: