Attualmente sono commercializzate fotocamere progettate per “uscire” dal visibile, ad esempio:
Il fotoamatore che voglia fotografare oltre lo spettro visibile utilizza solitamente una fotocamera modificata, privata cioè del cosiddetto “hot mirror”, il filtro che protegge il sensore riflettendo la luce infrarossa per consentire il passaggio della sola luce visibile.
Io utilizzo una Canon 5D modificata (al posto dell’hot mirror ha un filtro neutro, che mi consente l’utilizzo sia in UV sia in IR).
La fotocamera è solo il primo passo: occorre, infatti, munirsi di obiettivi adatti allo scopo. Mentre un gran numero di obiettivi funziona abbastanza bene nell’IR, nell’UV le cose stanno diversamente.
Le migliori ottiche per l’UV sono anche le più costose: si tratta di lenti al quarzo. L’UV-Nikkor 105 mm f/4,5, presentato nel 1984 e prodotto in serie limitata, costava all’epoca circa 7.000.000 di lire. Il vetro ottico convenzionale, infatti, non lascia passare nulla sotto i 350-330 nm. Inoltre le lenti moderne hanno un rivestimento anti-UV sull’elemento frontale che taglia praticamente tutto l’UV.
Un’alternativa economica? L’impiego di lenti vecchie (“vintage”), con rivestimento anti-UV scarso o assente. È preferibile inoltre orientarsi verso ottiche fisse, perché presentano meno elementi rispetto agli zoom.
Io utilizzo prevalentemente un obiettivo vintage di fabbricazione sovietica: l’Industar-50-2 50 mm f/3,5, una minuscola ottica di soli 75 grammi di peso e quattro elementi, probabilmente il più piccolo obiettivo per il formato 35 mm. Rispetto ad altre ottiche vintage in mio possesso (l’Helios-44 58 mm f/2, lo Jupiter-37A 135 mm f/3,5, rispettivamente con sei e quattro elementi ed entrambi “Made in URSS”, e il Canon 28 mm f/2,8 con cinque elementi) trasmette una maggiore quantità di UV. Ho utilizzato l’Industar per la maggior parte delle foto presentate in quest’articolo, sia per l’UV sia per l’IR e la luce visibile.
Occorre ricordare che IR e UV mettono a fuoco su due piani diversi rispetto a quello della luce visibile. Alcune ottiche hanno un segno rosso come riferimento per la messa a fuoco nell’IR; questa indicazione, però, non esiste per l’UV. È tuttavia sufficiente qualche test per trovare la correzione ottimale.
In pratica la realizzazione di una foto in UV richiede le seguenti fasi:
Per ottenere la giusta esposizione può essere necessario effettuare più tentativi.
Naturalmente davanti all’obiettivo occorre mettere un filtro che tagli la luce visibile e lasci passare solo l’UV. In commercio ne esistono di diversi produttori: io utilizzo il “Kolari Vision UV”. Per le foto IR pubblicate in quest’articolo ho impiegato invece l’Heliopan “Infrared RG 1000”, un filtro dal taglio molto “alto” (1000 nm, appunto). Per le foto in luce visibile ho utilizzato un altro filtro Kolari Vision, l’“UV/IR Cut Color Correcting Hot Mirror Filter”, che in pratica svolge la stessa funzione dell’hot mirror asportato.
Giacché la luce UV che passa attraverso obiettivi non progettati specificatamente per quest’utilizzo è scarsa, i tempi di posa sono necessariamente lunghi (anche 800 volte rispetto a una foto scattata in luce visibile, a parità di condizioni d’illuminazione e parametri di scatto: vedere esempio seguente). La fotocamera, quindi, va fissata saldamente su treppiede. Certo, in UV è possibile scattare a mano libera, ma a patto di effettuare una corretta messa a fuoco e di alzare parecchio la sensibilità (il valore ISO), ottenendo quindi foto “rumorose” e di limitata gamma dinamica. Inoltre il filtro montato sull’obiettivo taglia tutta la luce visibile, per cui il mirino diventa completamente opaco: in pratica occorre scattare “alla cieca”.
Quando una superficie è colpita da UV (nel caso del fotoamatore normalmente la sorgente di UV è naturale, cioè il Sole) essa può riflettere o assorbire in maniera differente la luce a seconda delle sostanze e dei materiali di cui è composta.
Tra i campi di applicazione della ripresa in UV c’è anche la macrofotografia, in cui svela dettagli dei fiori invisibili all’occhio umano.
Un ambito di particolare interesse è la rilevazione di alterazioni di documenti o lavori di restauro su dipinti.
Conclusioni
Gli scatti in UV non sono certo d’immediata realizzazione: richiedono un’attrezzatura specifica e alcuni accorgimenti in fase di ripresa, ma presentano un aspetto unico e inimitabile. Oltre che per scopi “analitici” (analisi dermatologiche e forensi), la fotografia in UV può quindi essere utilizzata senz’altro con intenti “artistici” (paesaggio, macro, ritratto), aprendo al fotografo nuovi orizzonti creativi.
Testo e foto di Andrea Tessaro
A. N. Strahler, Geografia fisica, Padova, Piccin, 1984
http://www.marcocavina.com/articoli_fotografici/articolo_obiettivi_uv.pdf
https://kolarivision.com/getting-started-uv-photography/
https://www.canon-europe.com/cameras/eos-ra/
https://www.focus.it/ambiente/animali/come-vedono-gli-animali
https://www.fujifilm.com/us/en/consumer/digitalcameras/ir-camera
https://www.nikonschool.it/experience/digitale-ir2.php
Canon 28 mm f/2,8: https://allphotolenses.com/lenses/item/c_100.html
Helios-44 58 mm f/2: https://allphotolenses.com/lenses/item/c_455.html
Industar-50-2 50 mm f/3,5: https://allphotolenses.com/lenses/item/c_551.html
Jupiter-37A 135 mm f/3,5: https://allphotolenses.com/lenses/item/c_48.html
UV-Nikkor 105 mm f/4,5: https://allphotolenses.com/lenses/item/c_3521.html