Quelli sopra elencati sono solo alcuni dei siti archeologici che si trovano al confine tra pianura e montagna nell’alto vicentino.
Tanto basta a capire quanta storia abbiamo sotto i piedi senza che neppure ce ne accorgiamo.
Quello che ad occhio ingenuo appare solo bosco e monte, all’occhio degli esperti rivela storie antichissime di insediamenti, di tecniche di lavorazione della pietra o dei metalli, di scambi commerciali e di apprendimento, di tecniche per la sopravvivenza. Di questi antichi e primigeni abitatori non resta quasi nulla se i reperti più duraturi: manufatti metallici e litici, qualche ceramica e qualche osso lavorato.
Il loro studio ci permette di ricostruire un’infinitesima parte di quel mondo straordinariamente diverso da quello di oggi.
Chi non ha visto una bacheca piena di punte di freccia, fibule (spille), speroni, monete? Per i non esperti c’è sempre un po’ di smarrimento di fronte a un catalogo di oggetti che sembrano tutti uguali.
Ma l’appassionato è ingrado di distinguere le tecniche, i materiali, la vetustà, e anche la bellezza di ogni singolo manufatto.
Come comunicare tale bellezza?
Renzo ci ha provato ed ecco la sequenza di foto che accompagnano questo articolo. Li avrete riconosciuti: si tratta di reperti archeologici fotografati accoppiati con frutti colorati, talvolta con legumi.
L’accoppiata è utile anche a comprendere le reali dimensioni di questi reperti, alcuni paragonabili a una noce o tre piselli.
Le foto sono scattate con obiettivo macro e cavalletto facendo uso di illuminazione artificiale su sfondo nero.
Fotografie di Renzo Pietribiasi fotografo e appassionato archeologo dilettante
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