Prendi una superficie lucida o, appunto, riflettente e i raggi luminosi che colpiscono quella superficie verranno riflessi e se ne vedrà la sua immagine speculare più o meno deformata dalla superficie di riflessione.
Lo specchio ha sempre affascinato le persone: camminare su un pavimento a specchio dà la sensazione di trovarsi sospeso nell’aria. Mettersi all’interno di due specchi contrapposti proietta la nostra immagine all’infinito. Gli specchi a superficie curva deformano l’immagine alterano o ampliano lo spazio.
Nella pittura compaiono celebri specchi, come quello che compare ne i “Coniugi Arnolfini” dove uno specchio retrostante i coniugi riflette lo spazio dietro il pittore.
Jan van Eyck, I coniugi Arnolfini (particolare dello specchio)
Oppure il quadro “Sant’Eligio nella bottega dell’orefice” di Petrus Christus (1410 ca-1476) dove in basso a destra compare uno specchio convesso che riflette la luce della finestra e due passanti e la pubblica via. Inserire questo specchio nel dipinto significa inserire uno spazio più ampio nell’angusto spazio della bottega.
I riflessi affascinano anche i fotografi, la realtà colta attraverso una superficie lucida si rinnova, si carica di magia e di stupore, dilata lo spazio. Gli oggetti visti e riflessi giocano tra loro.
Lo stesso gioco di rappresentare l’interno e l’esterno contemporaneamente si ottiene fotografando le vetrine.
I palazzi riflettono altri palazzi oggi che il vetro ha sostituito i muri.
Se poi lo specchio è curvo si accentua il fascino della riflessione, ne nasce una città un po’ magica, quasi dipinta.
Le cromature delle auto sono superfici interessanti, tramite loro lo spazio si dilata.
L’acqua il nostro specchio preferito nella scena naturale o urbana.
Venezia è la regina nell’acqua, gli archi si completano fittizi nell’eleganza di un cerchio.
Ed ecco infine il fotografo che riprende sé stesso.
Fotografie di Roberto Campagna