Così Louis Bunuel definisce Salvador Dalì quando riceve un biglietto di invito per una colazione in un caffé di New York. Erano stati amici un tempo, avevano maturato il loro ateismo e il loro radicale anticlericalismo. Poi erano fuggiti a Parigi, culla delle avanguardie artistiche del novecento. Lì erano stati antiborghesi, ubriaconi, sognatori. Avevano assorbito le idee di Breton e avevano provato a fondare un’arte profondamente onirica e surrealista.
Fece scalpore il primo cortometraggio del giovane Bunuel “Age d’Or” con la celebre scena del taglio dell’occhio con un rasoio. Il film era stato concepito assieme a Salvador Dalì. Erano amici e solidali, frequentavano Garcia Lorca e Pablo Picasso, condividevano idee e progetti, l’uno nel campo della cinematografia l’altro nella pittura, spartivano vino assenzio e stanze luride.
Poi l’avvento del fascismo in Spagna. Bunuel, Garcia Lorca e Picasso giurarono guerra al regime: Bunuel restò in esilio per 25 anni, Picasso giurò che le sue opere non sarebbero state esposte in Spagna finche il dittatore non se ne fosse andato, Garcia Lorca venne fucilato mentre combatteva contro Franco. Salvador Dalì invece tornò in Spagna e divenne il fiore all’occhiello di una dittatura feroce, osannato perché così la dittatura poteva sembrare meno feroce dato che proteggeva le arti e gli artisti. Divenne perfino delatore e Bunuel in esilio perse il lavoro per colpa sua.
E così quando riceve l’invito dell’ex amico, Bunuel si reca all’appuntamento con un pistola in tasca e animato dalle peggiori intenzioni. E quando durante il colloquio Louis domanda a Salvador perché sei amico di Franco?, per i soldi; la risposta è così cinica che Bunuel lascia la pistola in tasca.
Così è stato Dalì geniale, rivoluzionario, reazionario, eccentrico, egocentrico, avido, disturbatore, provocatore: si reca a un ricevimento portando sul petto una scatola nella quale si intravvede un reggiseno, si presenta a una conferenza vestito con una tuta da sub, arriva su un’auto nella quale aveva stipato 5 quintali di cavoli, …
Però il Dalì amico della dittatura non piacque ai suoi compagni d’arte, fu allora che Breton anagrammò il nome Salvador Dalì ottenendo Avida dollars.
Ora a molti anni dalla morte le sue opere girano ancora. Sono così approdate a Vicenza e così sono diventate decorazione natalizia, al pari degli alberi di natale con le palline colorate. Carini ma ormai privi di senso nel campo artistico sopravvivono all’autore 30 anni dopo la sua morte, ridotti a elementi di arredo. In un secolo si è passati dall’épater les bourgeois all’amuser les bourgeois.
Tuttavia le opere sono bizzarre, insolite, curiose, insomma un ghiotto richiamo per un fotografo.
Fotografie di Andrea Tessaro