Non pensiate che siamo indifferenti alle opere d’arte, che disprezziamo la pittura o l’arte moderna. Tutt’altro: ci piace eccome!
Ma la Biennale è qualcosa di diverso da una galleria, è una piccola città fatta di case aperte dove si entra e si esce a piacere e tutto (case, strade, giardini, ponti, …) è disseminato di opere d’arte. Anche per un’artista è un’occasione particolare essere invitati alla Biennale di Venezia, soprattutto se non si porta un’opera già concepita e realizzata in studio.
Un’opera d’arte concepita appositamente per la Biennale ha spazi grandi a disposizione, non intralcia strade né la circolazione.
Ricordiamo ancora la 54° Biennale (2011) quando Allora & Calzadilla progettarono Track and Field, ovvero un’immenso carro armato a ruote all’aria, reso impotente dal suo giacere sul dorso (non può non ricordare l’insetto nel quale Gregor Samsa si trova trasformato al risveglio scoprendo che la veglia può essere più terrificante di un incubo). Carro armato ridotto a gioco i cui possenti cingoli venivano messi in moto da un tapis roulant.
Andare a fotografare alla Biennale è come andare in città e guardare la gente immersa in un ambiente particolare, permeato di opere d’arte. Ed ecco che fotografare lì è un po’ come fare fotografia di strada (street photography se ci tenete all’inglese), non interessa il manufatto artistico in sé ma come i visitatori interagiscono con l’arte. Talvolta sono interessanti i visitatori di per sé.
Talvolta opere d’arte e visitatori ti attraggono per la loro casuale e ineffabile somiglianza
Talvolta i visitatori stessi sono parte dell’opera d’arte impegnati, senza volerlo, in una performance progettata dall’artista.
E quando capita è lo stesso fotografo a creare situazioni di gioco, ottime per una foto.
Infine non vi resta che andarci, magari informandovi prima: https://www.labiennale.org/it
Fotografie di Giuseppe Santamaria