amano il centro e non i confini, prediligono e curano i luoghi dove valgono le proprie regole e non dove queste regole si sfilacciano. I confini sono spazi dove le regole si sovrappongono e valgono contemporaneamente. Le società hanno un rapporto ambiguo con gli spazi di confine: o li trascurano o li controllano in modo ossessivo.
al contrario, sembra privilegiare gli spazi dove microclimi e habitat diversi si trovano fianco a fianco. Per la natura le differenze sono opportunità e negli spazi di confine gli organismi viventi proliferano nel massimo della biodiversità.
Ho voluto esplorare uno spazio di confine, un territorio lineare tra città e campagna, luogo singolare situato a sud del territorio di Schio dove gli spazi di confine sono organizzati in modo particolare.
Si tratta di uno spazio lineare dove convivono gomito a gomito
• la zona industriale
• l’impianto di trattamento rifiuti
• la pista ciclabile
• la roggia maestra
• la circonvallazione
• il torrente Timonchio
• la ferrovia
• la fertile campagna tra Schio e Marano Vicentino
Tutto questo spazio si è formato per pianificazioni sovrapposte sviluppatesi nell’arco di decenni (ne parliamo alla fine), ma ciononostante non può non rivelarsi la particolarità dell’ambiente che si è venuto a formare.
Lungo questo spazio di confine fluidi, persone, cose si muovono in modo ordinato e pianificato, uno a fianco all’altro, uno indipendente dall’altro. Non esistono quasi flussi perpendicolari al confine e il riccio che volesse trasgredire le regole si troverebbe subito sopraffatto.
Volevo esplorare il particolare tipo di paesaggio e di situazione che si è venuto a formare, volevo vedere come era utilizzato da persone diverse, volevo produrre immagini in grado di rappresentare l’ambiguità, la compresenza di attività diverse, i differenti punti di vista.
Nelle prime foto ho privilegiato immagini dove la dicotomia di spazi diversi fosse chiara: bivi, incroci paesaggi che si biforcano in direzioni perpendicolari.
Una seconda serie di foto riguarda i flussi: i soggetti, quando presenti, sono sempre laterali, fanno parte di una visione periferica.
Alcune foto osservano elementi tra loro contrastanti: una ruspa sul greto del Timonchio, le torri dell’impianto di incenerimento sullo sfondo del cielo stellato.
Altre foto riguardano i diversi punti di vista dai quali questo “spazio di confine” può essere esplorato.
Le foto sono state esposte a palazzo Fogazzaro nel corso della mostra Spazi di confine.
Primavera estate 2016
Testo e foto di Renzo Priante
APPENDICE
L’area esplorata si trova lungo via Maestri del Lavoro a sud della zona industriale, vedi la piantina qui sotto. La storia della sua costruzione è singolare e merita di essere sommariamente narrata.
Si tratta di una classica circonvallazione o variante esterna che serve per trasferire all’esterno dell’abitato il traffico di attraversamento, evitando che si sommi con il traffico di penetrazione.
Tutti fanno circonvallazioni: è tale il Raccordo Anulare di Roma o la Tangenziale di Bologna. Tuttavia di solito le circonvallazioni hanno un andamento regolare curvilineo. Così facendo però abbracciano, dalla stessa parte dell’abitato, una serie di terreni agricoli che, staccati dalla campagna, sono destinati a diventare prima o poi edificabili.
Così era successo con la prima versione della circonvallazione (ovvero via Maestri del Lavoro). Quando gli amministratori scledensi si accorsero che tra la zona industriale e la circonvallazione rimanevano intrappolati circa 600.000 mq di campi coltivati, si posero il problema di come costruire una strada più aderente alle zone già costruite, al depuratore della lanerossi, all’inceneritore, ecc.
Ed ecco che la circonvallazione è stata ridisegnata, non senza fatica. Si è dovuto perfino spostare un torrente, il Timonchio, con non pochi problemi; non tanto problemi idraulici quanto di autorizzazioni.
Infine il torrente è stato ridisegnato riducendone la pendenza e la possibile erosione, anche la vecchia roggia duecentesca è stata spostata e la nuova strada è stata progettata come un’opera di sartoria intorno al margine della zona già edificata, salvando 60 ettari di campagna che ancora possono essere coltivati. A fianco della roggia si è deciso di costruire una pista ciclabile ed ecco, nel tentativo di evitare sprechi di territorio, che si sono concentrate in poco spazio una serie di infrastrutture lineari:
Ecco la genesi di quel margine.
Si veda anche l’opuscolo del Comune di Schio “InformaSchio del 2004” reperibile anche in rete a questo indirizzo: http://tinyurl.com/zm22xn4
Proprio un articolo e belle immagini che stimolano riflessioni! Complimenti e grazie
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